Agricultura
LE RICETTE D’AUTUNNO
Anolini in brodo
È il classico piatto tipico dei giorni di festa, sempre presente sulla tavola dei piacentini per il pranzo di Natale.
Possono essere serviti anche asciutti, scolati dal brodo e conditi con burro fuso e grana padano, oppure con un intingolo preparato con burro, retaglie di pollo, funghi e salsa di pomodoro.
INGREDIENTI
Per la pasta
400gr. di farina
3 uova
Acqua quanto basta
Sale
1 cucchiaio d’olio
Per il ripieno
250gr. di manzo
2 spicchi d’aglio
50gr. di burro
150gr. di pane grattuggiato
300gr. di grana padano
2 uova
sale e pepe
carote, sedano, cipolla, cannella, noce moscata, vino rosso, brodo
Per il brodo in terza
manzo
cappone o gallina
carne magra di maiale
PREPARAZIONE
Preparare lo stracotto nel modo seguente:
steccare la carne con due spicchi d’aglio; farla rosolare nel burro, aggiungere una cipolla, una gambo di edano, carote, sale, pepe, spezie; di seguito aggiungere il vino rosso. Far cuocere lentamente per quattro ore circa finchè il liquido si sarà quasi completamente assorbito. Tritare la carne e scottare il pane grattugiato con il sugo rimasto; amalgamare il tutto unendo le uova, la noce moscata ed il grana grattugiato fino ad ottenere un composto omogeneo. Con la farina e le uova, preparare la pasta e tirarla a sfoglia sottile. Disporre il ripieno su un lato della sfoglia in tante palline,distanti fra loro circa 5-6 cm. Ripiegare l’altro lato della sfoglia in modo da coprire il ripieno, quindi ritagliare gli anolini con l’apposito stampo. A fine preparazione, gli anolini avranno la caratteristica forma a mezzaluna. Cuocere gli anolini nel brodo e servire in tazza abbinando un gutturnio MAGISTER barricato.
LAVORI NELL’ORTO
Il rivoltamento del terreno
Il terreno agrario, cioè quello lavorato dall’uomo, è un edificio molto instabile:
deve essere periodicamente ristrutturato perché continua a cedere sia sotto l’azione della pioggia naturale e della pioggia artificiale (l’acqua degli irrigatori), sia sotto il peso della neve, delle macchine e dell’uomo che lo calpesta.
Le grandi camere sotterranee piene d’aria (cioè i macropori) si restringono e crollano addosso ai piccoli serbatoi dell’acqua (cioè i micropori). Gli innumerevoli batteri (cioè i cuochi addetti a preparare il cibo per le piante) fanno fatica a respirare e quindi lavorano poco. I semi, anche interrati a forza nel terreno ammassato, non riescono a germinare oppure, se germinano, non riescono ad espandere le radici in profondità. Un vero disastro!!
È quindi indispensabile, ogni volta che una pianta coltivata finisce il suo ciclo vitale, “rimettere a posto” il terreno affinché la pianta successiva trovi in quel terreno le migliori condizioni di abitabilità e di nutrimento.
Cosa deve fare l’agricoltore per rimettere a posto il terreno del suo orto? Poiché il terreno dell’orto è come l’oro fino, lo deve cesellare con la massima cura e venerazione.
Il cesello migliore per ristrutturare il terreno è il quadridente (cioè una forca a quattro denti), capace di far lievitare le zolle compatte mediante un sicuro tocco di piede sulla forca e un misurato movimento di braccia sul manico, con possibilità di appoggio sulla coscia per non far gravare tutto lo sforzo sulla schiena.
Contemporaneamente alla forcatura del terreno (se si usasse la vanga diremmo “vangatura”) si possono interrare gli scarti vegetali che, aggrediti dai batteri decompositori, si trasformeranno prima in humus e poi in sostanze minerali.
Avete della cenere ben setacciata, cioè senza carbone dentro? Spargetela sul terreno ancora compatto: lo arricchite immediatamente di potassio e di fosforo. Le piante vi ringrazieranno.
Ulisse Ferrari